Giovanni difende la sua Terra

L’attimo che Gianpietro non dimentica

Mi piaceva il mio lavoro. Ricordo ancora il primo capannone: progettavo piloni, viti e tanti altri pezzi che altri ricomponevano come nel gioco del Meccano.

Mi chiamarono per progettare una “palificata”, un muro di sostegno fatto con pali di castagno incrociati per contenere il terreno che scivolava verso la strada.

Il progetto non era solo questo. Si dovevano mantenere intatte le caratteristiche ambientali di quel bellissimo calanco e rendere sicuro il passaggio dei lupi che in quel punto attraversavano la strada. Serviva un tecnico che conoscesse l’ambiente naturale e il comportamento dei lupi.

Da anni ero attivista WWF. Condividevo la passione per la natura con tante persone che offrivano il proprio tempo alla conservazione dell’ambiente naturale.

Quel pomeriggio di settembre in cantiere gli operai stavano lavorando in fondo al declivio.

Ero a una decina di metri da alcuni biancospini. Dalla siepe di arbusti a sinistra, un rumore lieve colse la mia attenzione. Sbucò un lupo e si fermò nell’erba di fronte me.

Era giovane, forte, si stava separando dal branco. Pensai al lungo adattamento evolutivo che aveva reso il suo mantello così simile al caldo colore dell’erba in quel periodo.

Io invece indossavo un giubbino ad alta visibilità, ero un insolito animale umano che, sovvertendo le leggi naturali, anziché mimetizzarsi si era messo in evidenza.

Incrociammo gli sguardi. Fermi, in attesa di un segnale che ci permettesse di capire ognuno le intenzioni dell’altro. Quei grandi occhi gialli entrarono nel mio profondo lasciando un segno indelebile, come una cicatrice.

Dal suo sguardo, dalla posizione delle orecchie e della coda, erano chiare le domande che passavano nella sua mente. “Che ci fai sul mio sentiero?” e ancora “non farmi del male, sono solo un lupo”.

Gli animali comunicano con il linguaggio dei segni, per loro è naturale. Lui aveva comunicato chiaramente con me, ma io? Rimasi immobile, sorrisi dolcemente. Lui, che sapeva leggere ogni più piccolo impercettibile segnale, forse aveva già intuito le mie intenzioni.

Non spostò gli occhi da me. Ancora qualche istante poi, con passo snello e cadenzato, riprese il suo sentiero scomparendo oltre la cresta del calanco.

Un urlo mi fece trasalire, era il tecnico della Provincia che dalla strada mi avvisava di aver visto un lupo. Grazie, risposi sorridendo, anch’ io…