Loris ha una marcia in più
Il turno che ha emozionato Fermo
Quando la donna corpulenta si fermò improvvisamente davanti all’ingresso del condominio a pochi gradini dalla barella ed emise un urlo di dolore, Claudio, l’altro volontario che le stava a fianco
per sostenerla capì che doveva intervenire e si chinò tra le sue gambe. L’urlo cessò, e fu subito un vagito di neonato. Era nato! Tra le braccia di Claudio, che osservava quella creatura coperta di sangue, muco e piena di vita. Io ero l’autista dell’ambulanza e, dopo un primo momento di confusione, contattai la Centrale via radio per informarla dell’accaduto, così che anche l’automedica ormai in arrivo, potesse prepararsi alla situazione. Ricordo che in quel momento, dalle finestre dei palazzi intorno, scaturì un applauso: l’urlo della donna, in una calda sera di giugno, aveva fatto affacciare molti vicini.
L’applauso fece inumidire gli occhi di noi volontari. Eravamo in servizio da molti anni ma era per tutti la prima volta. La teoria era conosciuta, durante i corsi se ne era parlato di “gravidanza e parto in emergenza”, avevo assistito alla nascita dei miei figli, mai però avevo vestito i panni di ostetrico. Che poi, non avevamo fatto un granché… la donna aveva agito sola, forte dell’istinto e dell’esperienza delle precedenti gravidanze.
“Avete fatto molto bene tutti, bravi! E brava signora! – finalmente il medico dell’automedica era arrivato – adesso però tutti in carrozza, che questa birba deve fare un controllino, come pure la mamma”.
Partimmo con la carrozza, l’ambulanza Papa 6, verso la Ginecologia e ostetricia, a sirene accese ma con ritmo pacato, per cullare il bambino ed evitare scossoni. Guidai come in trance, ripensando al viaggio di andata, a tutt’altra velocità, in codice rosso, con la scritta sul frontalino “gravida, quarto figlio, in verosimile travaglio”- Mi ero detto: “se metto il turbo, ce la caviamo in pochi minuti”.
Ma alla natura non bisogna opporsi.
Rientrati in sede, pulito il mezzo, sedemmo stremati. Chiamammo il Comandante per dare la bella notizia e condividere con lui le emozioni provate. Le nostre mani avevano accolto la vita che era “scivolata giù” e le nostre orecchie avevano gioito all’udire il pianto acuto e determinato del piccolo.
Sentivamo ripagate le lunghe notti in turno dalla gioia di questo momento unico e felice.
Fermo, Assistenza Pubblica Parma*
*storia scritta da Cristiana Madoni AP Parma